© Marcel Burkhardt
Il «piede di lepre» è in ritirata
La Pernica bianca, adattata in maniera ottimale a condizioni proibitive, fa parte delle specie perdenti del riscaldamento climatico. In numerosi studi della Stazione ornitologica se ne constata già una diminuzione ma le cause non sono così evidenti come sembra.
La Pernice bianca vive in regioni fredde, ciò grazie a numerosi adattamenti a questi ambienti inospitali. Tra l’altro le sue zampe sono piumate, fatto che le ha valso il suo nome scientifico Lagopus, in italiano «piede di lepre ». La specie è diffusa attorno al Polo nord ed è presente in popolazioni isolate anche nei Pirenei e nelle Alpi. Le pernici bianche di queste popolazioni sono geneticamente molto particolari: la popolazione delle Alpi appartiene alla sottospecie Lagopus muta helvetica. Con oltre 10 000 coppie la Svizzera ospita circa il 40 % degli effettivi alpini e ha quindi una grossa responsabilità per quanto riguarda la conservazione della Pernice bianca nell’Europa centrale.
In ritirata
In Svizzera la Pernice bianca abita tutto l’arco alpino, nidificando di preferenza tra i 1900 e i 3000 m s.l.m. Negli ultimi 20 anni la sua distribuzione non è praticamente mutata: durante i rilevamenti per l’Atlante 2013–2016 quasi tutte le presenze dell’ultimo Atlante 1993– 1996 hanno potuto venir confermate. Alla stabilità della distribuzione si contrappone lo sviluppo degli effettivi, che tra il 1990 e il 2010 sono diminuiti del 30 % circa. Per questo la Pernice bianca ha dovuto essere inserita nella categoria delle specie potenzialmente minacciate della Lista Rossa, fatto ancora più preoccupante se si considera la nostra grande responsabilità a livello internazionale. Quali cause di questa diminuzione vengono citati diversi fattori: in discussione c’è il riscaldamento climatico, inoltre l’aumento dello sfruttamento turistico anche in aree sempre più discoste porta a un notevole aumento dei disturbi; anche la caccia viene presa in considerazione quale possibile fattore negativo. Poiché in Svizzera non esiste quasi nessuno studio in merito, è tuttavia difficile valutare quanto turismo e caccia contribuiscano alla diminuzione degli effettivi. Al contrario, negli ultimi anni la Stazione ornitologica ha effettuato numerose ricerche riguardo all’influsso dei cambiamenti climatici sulla Pernice bianca, ottenendo risultati sorprendenti.
Verso l’ombra e il freddo – ma perché?
I primi studi si sono focalizzati sulla scelta dello spazio vitale e dei microhabitat. Nel suo territorio la Pernice bianca necessita di una vegetazione bassa e rada e di una moltitudine di pietre e formazioni rocciose. Habitat nei pressi di piste di sci, di alberi, di una densa vegetazione o addirittura del bosco non vengono praticamente colonizzati. Nel suo territorio la Pernice bianca ricerca volentieri luoghi freschi, ombreggiati e protetti dal vento, che si trovano spesso in valloncelli esposti a nord, con alcune rocce. Questi microhabitat presentano una bassa insolazione; al contrario, la specie evita in particolare luoghi con irradiazione solare diretta. Queste ricerche mostrano tuttavia solo le preferenze su piccola scala della Pernice bianca. Più la regione studiata diventa grande, più diventano importanti i fattori climatici, soprattutto la temperatura media del mese di luglio. Quest’ultima non deve infatti essere troppo bassa poiché i pulcini appena usciti dall’uovo reagiscono in maniera sensibile al freddo: siccome non possono ancora regolare autonomamente la loro temperatura corporea, vengono riscaldati dalla madre; tuttavia, più quest’ultima li deve riscaldare e meno tempo resta loro per cercare cibo, pregiudicando la loro sopravvivenza. Come mostrano ulteriori studi a cui partecipa anche la Stazione ornitologica, le temperature non devono tuttavia essere neanche troppo elevate.
Con un modello climatico abbiamo tentato di valutare la distribuzione potenziale della Pernice bianca in Svizzera nell’anno 2070: esso mostra che, nel caso di un aumento moderato delle temperature estive, in quell’anno le regioni attualmente idonee lungo i fianchi settentrionali e meridionali delle Alpi non presenteranno più un habitat adatto. Gli habitat idonei si concentreranno a quote superiori, in particolare nelle Alpi centrali. L’inquietante prognosi: entro il 2070 la superficie potenzialmente colonizzabile dalla specie potrà diminuire anche di due terzi. Solo i censimenti permettono tuttavia di verificare come si sviluppa effettivamente la popolazione svizzera. A questo scopo, tra il 1995 e il 2012 in 40 località sono stati contati i maschi di Pernice bianca in corteggiamento. In totale, in questi 18 anni nelle località studiate si è constatata una diminuzione degli effettivi del 13 %. Tra le regioni ci sono tuttavia grosse differenze: nelle Alpi nord-orientali si è osservato un aumento del 6 %, mentre nelle Alpi occidentali un enorme diminuzione del 50 %. Contemporaneamente, analisi di osservazioni casuali tra il 1984 e il 2012 mostrano che, nelle Alpi settentrionali la Pernice bianca si è spostata solo di poco verso l’alto e nelle Alpi occidentali per niente, mentre nelle Alpi meridionali e nei Grigioni in questi quasi 30 anni la specie in media si è spostata ad altitudini superiori.
Questo spostamento a quote superiori non si svolge tuttavia così velocemente come i modelli climatici predirebbero. Il fatto che nel territorio sia importante la presenza di molte pietre e formazioni rocciose diverse mostra che il microclima, cioè le condizioni climatiche in uno spazio molto ristretto, gioca un ruolo determinante. In questo modo le pernici bianche possono sopravvivere, o perlomeno resistere più a lungo, anche in regioni che in sé sarebbero troppo calde. È possibile che l’assorbimento di calore attraverso l’irradiazione solare diretta rappresenti un problema maggiore rispetto alla temperatura effettiva in sé. Ad esempio, fintanto che possono rifugiarsi all’ombra le pernici bianche non mostrano reazioni al calore neanche con elevate temperature dell’aria di 28 °C. Ciò fa sorgere la domanda fino a che punto la Pernice bianca venga effettivamente direttamente colpita dai cambiamenti climatici a causa delle temperature più elevate. Per questo vengono discussi fattori indiretti quale possibile spiegazione per il suo spostamento verso l’alto: abbandono dei terreni e temperature più elevate permettono al bosco di salire lentamente sempre più in alto, più predatori a quote più elevate a causa delle temperature più gradevoli causano una maggior predazione e, a causa dello scioglimento più precoce della neve, si verifica uno sfasamento tra il colore dell’ambiente e il colore mimetico del piumaggio, per cui aumenta la possibilità che un predatore scopra una pernice bianca. È tuttavia indiscutibile che l’habitat potenziale della specie diminuisca man mano che la specie si ritira verso l’alto. Ciò rende sempre più difficile lo scambio tra le popolazioni poiché esse si trovano sempre più su cime di montagne separate le une dalle altre.
Malgrado un certo effetto tampone dovuto alla scelta di microhabitat idonei, nel caso di un progressivo riscaldamento climatico la Pernice bianca, per vari motivi, sarà molto probabilmente confrontata con grossi problemi. Per la conservazione della specie in Svizzera è quindi importante conservare e preservare dall’abbandono dei terreni i restanti habitat diversificati, tener liberi dalle infrastrutture sciistiche regioni prioritarie e futuri habitat e minimizzare i disturbi dovuti all’uomo.