Un «picchio da foresta vergine» nel bosco da reddito?

    Il Picchio dalmatino abita boschi vicini allo stato naturale, ricchi di legno morto, e viene considerato una «specie da foresta vergine ». In quali condizioni può vivere anche in boschi sfruttati economicamente è il tema di ricerche recenti. I dati ottenuti forniscono importanti basi per la conservazione della specie.

    Una femmina di Picchio dalmatino cerca nutrimento a colpi di becco su un tronco morto che giace al suolo.
    Una femmina di Picchio dalmatino cerca nutrimento a colpi di becco su un tronco morto che giace al suolo.
    Foto © Bernhard Herzog
    Anche se in questo bosco misto di faggio è stato da poco tagliato legname, il popolamento offre condizioni di vita ottimali al Picchio dalmatino: molto legno morto a terra, in punti soleggiati, alberi con potenziali cavità di nidificazione e alberi morti i piedi sul quale in inverno si può trovare nutrimento in caso di nevicate.
    Anche se in questo bosco misto di faggio è stato da poco tagliato legname, il popolamento offre condizioni di vita ottimali al Picchio dalmatino: molto legno morto a terra, in punti soleggiati, alberi con potenziali cavità di nidificazione e alberi morti i piedi sul quale in inverno si può trovare nutrimento in caso di nevicate.
    Foto © Michael Lanz
    Dopo una fruttuosa ricerca di nutrimento, una coppia di Picchio dalmatino si arrampica con i becchi pieni verso la cavità di nidificazione. I nidiacei ricevono diversi insetti, tra i quali in particolare larve bianche ricche di proteine.
    Dopo una fruttuosa ricerca di nutrimento, una coppia di Picchio dalmatino si arrampica con i becchi pieni verso la cavità di nidificazione. I nidiacei ricevono diversi insetti, tra i quali in particolare larve bianche ricche di proteine.
    Foto © Simon Niederbacher

    Sul fondovalle passa la Ferrovia retica, attraverso le foglie di faggio appena spuntate penetrano sul suolo del bosco i primi raggi di sole. In sottofondo si ode il tambureggiare di un picchio. Improvvisamente, nel paesaggio sonoro mattutino si insinua un rumore inatteso: «bip-bip», il suono proviene da un ricevitore di telemetria. Una collaboratrice della Stazione ornitologica è infatti alla ricerca di un maschio di Picchio dalmatino, equipaggiato qualche settimana prima con una piccola trasmittente per la radiotelemetria. Due volte alla settimana viene ora localizzato da un team della Stazione ornitologica e, se possibile, anche osservato.

    Il bosco dominato dai faggi, nel quale si trova la collaboratrice, si trova nella regione grigionese della Prettigovia. È molto scosceso e già da tempo non viene più sfruttato: oltre a molto legno morto in piedi e al suolo, balzano all’occhio i numerosi grandi e vecchi faggi con molto legno morto nella chioma. Il bip-bip diventa sempre più forte. Improvvisamente il maschio si invola da dietro una collinetta e atterra su un tronco morto che giace al suolo. Con forti colpi di becco cerca insetti che abitano il legno morto.

    Sebbene il Picchio dalmatino sia tornato a nidificare in Svizzera vent’anni fa, nel nostro Paese tali osservazioni sono ancora rare. Lo sfruttamento intensivo del bosco a partire dal Medioevo e la conseguente scarsa offerta di legno morto hanno privato per molto tempo questa specie esigente delle sue basi vitali. Poiché, da diversi decenni, i boschi poco accessibili dell’arco alpino sono sfruttati estensivamente o non lo sono affatto, per gli organismi che dipendono dal legno morto, come il Picchio dalmatino, le condizioni sono di nuovo migliorate. È probabile che la specie sia tornata in Svizzera ca. 40 anni fa dal Tirolo, via Vorarlberg e Liechtenstein. Negli ultimi anni, in Svizzera e nei Paesi limitrofi gli effettivi sono di nuovo aumentati. Il Picchio dalmatino è tuttavia ancora la specie europea di Picchio più rara e minacciata e si trova quindi sulla Lista Rossa, non solo in Svizzera.

    Sebbene il Picchio dalmatino venga considerato una specie indicatrice di vecchi boschi con un’elevata percentuale di latifoglie e legno morto, fino a oggi mancavano approfondite ricerche ecologiche e parametri per la protezione della specie e degli habitat. Inoltre, le attuali conoscenze provengono per lo più da regioni con boschi vergini o simili alla foresta vergine, che si differenziano dai nostri boschi da reddito. Per questo motivo, nel 2014 la Stazione ornitologica ha lanciato un progetto di ricerca sull’ecologia di questa specie importante per la protezione della natura nel bosco. Poiché la popolazione svizzera, con le sue ca. 25-30 coppie, era troppo piccola per uno studio rappresentativo, la zona della ricerca è stata estesa al Vorarlberg (100-120 coppie nidificanti) e al Principato del Liechtenstein (10- 15 coppie).

    In una prima fase ci si è interessati in particolare alla scelta dell’habitat. A questo scopo, nell’ambito di un lavoro di master sono stati raccolti dati sulla presenza di picchi dalmatini e sull’habitat in 62 chilometri quadrati. Le analisi indicano che per la specie è importante una ricca offerta su ampie superfici di insetti che abitano il legno morto, di grossi tronchi morti in piedi e di vecchi alberi in parcelle più piccole ricche di legno morto.

    Malgrado queste conoscenze, molte questioni riguardo alle necessità di spazio, alla biologia riproduttiva e all’ecologia alimentare restavano aperte. Nel 2016 la Stazione ornitologica ha testato, con un esperimento pilota, se i picchi dalmatini potessero essere equipaggiati con trasmittenti radiotelemetriche e localizzati regolarmente anche in terreni difficili. Dopo una stagione di campo di successo, con sei picchi dotati di trasmittente, nel 2017 è infine iniziata una dissertazione sull’uso dello spazio e sulla biologia riproduttiva della specie.

    Si vuole chiarire, tra l’altro, come sia possibile conciliare lo sfruttamento del bosco con le esigenze del Picchio dalmatino.

    Tra il 2016 e il 2019 sono stati equipaggiati con trasmittenti in totale 62 picchi dalmatini (40 maschi, 22 femmine). Gli individui con le trasmittenti sono stati localizzati durante tutto l’anno due volte alla settimana. Scoscese gole boscose, terreni boscosi scivolosi, fredde mattinate invernali o forte favonio: per i collaboratori del progetto il lavoro sul campo era una continua sfida. Malgrado ciò, nell’autunno 2019 quest’ultimo ha potuto essere concluso come programmato. Gran parte delle analisi dei dati sono ancora in sospeso ma sono già disponibili dati interessanti sul comportamento spaziale dei picchi dalmatini. Come per altre specie di Picchio, la grandezza dell’area d’azione cambia durante il corso dell’anno. Tra i due sessi non si osservano tuttavia grandi differenze. Da febbraio a ca. metà maggio, quando vengono occupati i territori e hanno luogo gli accoppiamenti, i picchi dalmatini utilizzano un’area di ca. 50 ha. Durante il periodo di cova soggiornano invece per lo più nelle vicinanze della cavità di nidificazione e per la ricerca del cibo effettuano solo brevi voli; da ciò risulta una grandezza dell’area d’azione di 21 ha in media. Dopo l’involo dei giovani in giugno, fino al successivo periodo degli accoppiamenti viene utilizzata un’area boschiva di ca. 80-120 ha.

    Per l’arco alpino sono inoltre stati raccolti per la prima volta sistematicamente dati sulla biologia riproduttiva del Picchio dalmatino, mediante una speciale videocamera posta nella cavità di nidificazione, che registrava il numero di uova e di nidiacei pronti all’involo. Nel perimetro della ricerca i picchi dalmatini hanno deposto in media 4 uova, valore che corrisponde a quello di altre popolazioni. Con 1,7 giovani involati (n=31; 2017-2019: 1,3-2,3 giovani involati) il successo riproduttivo era invece più basso che in regioni dell’Europa orientale o settentrionale con boschi simili alle foreste vergini, dove in media si involano fino a tre giovani per nidiata. Le aree d’azione in grandi boschi continui con molto legno morto in piedi erano inoltre più piccole che in popolamenti frammentati con poco legno morto. Da ciò si può dedurre che questi fattori sono molto importanti per il Picchio dalmatino.

    Per comprendere meglio la relazione tra gestione del bosco, offerta alimentare, utilizzo dello spazio e successo riproduttivo, in ulteriori sottoprogetti vengono studiate altre questioni. In collaborazione con l’Alta scuola bernese delle scienze agronomiche, forestali e alimentari HAFL, i ricercatori rilevano, con diversi metodi, in nove regioni boschive utilizzate dal Picchio dalmatino e nove non utilizzate dalla specie, gli insetti che abitano il legno morto. Per scoprire se il Picchio dalmatino può essere considerato una specie ombrello per uccelli nidificanti, sulle stesse superfici sono stati inoltre effettuati mappaggi dei nidificanti. Un lavoro di master si occupa del nutrimento dei nidiacei e della cura della nidiata da parte della femmina e del maschio. Primi risultati provenienti da questo lavoro mostrano che il cibo più frequente portato al nido sono grosse larve bianche che vivono nel legno morto. Considerati con i risultati del progetto principale, questi dati forniscono basi importanti per la futura conservazione del Picchio dalmatino.

    Il progetto Picchio dalmatino ha incontrato sin dall’inizio un grande interesse da parte dei proprietari di bosco e dei forestali. Con sopralluoghi e conferenze si sono già fornite a più riprese informazioni sulle ricerche e sulle misure da adottare per una gestione del bosco a misura di Picchio dalmatino. Quale prossimo passo intendiamo elaborare un concetto per l’implementazione dei risultati nella pianificazione e nella pratica forestale.

    Per il futuro del Picchio dalmatino in Svizzera e nei Paesi vicini sarà importante l’ulteriore definizione di riserve di bosco naturale, isole di legno morto e alberi habitat. Lo stesso vale per la generale promozione di soprassuolo vecchio e legno morto nei boschi gestiti. Quanto queste misure avranno successo ce lo dirà non da ultimo l’ulteriore evoluzione degli effettivi di Picchio dalmatino.

    Michael Lanz, Gilberto Pasinelli & Antonia Ettwein