Le pareti rocciose, rifugi spettacolari e preziosi

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L’imponente parete rocciosa calcarea dell’Haut de Cry, a Chamoson VS, si erge tra i 600 e i 3000 m di altitudine. Punto d’incontro tra il mondo alpino e quello mediterraneo, ospita la gamma quasi completa delle specie rupestri svizzere, dal Gracchio corallino al Passero solitario. © Aurore Pradervand

Le pareti rocciose sono habitat fuori dall’ordinario. Vengono colonizzate da un’avifauna specializzata, che vi trova rifugi inaccessibili ai predatori. Per lungo tempo inviolate, oggi attirano sempre più persone, fatto che implica nuove sfide per la conservazione delle loro ricchezze naturali.

Pareti rocciose, anfiteatri e gole selvagge delle Alpi o del Giura, pareti di molassa dell’Altipiano, cave create dall’uomo: gli ambienti rocciosi verticali della Svizzera presentano una grandissima varietà di forme. Si distinguono essenzialmente per la natura delle rocce, l’esposizione, l’altitudine, la copertura vegetale o ancora per la ricchezza di nicchie e anfratti. Questi fattori ecologici determinano in varia misura la composizione delle comunità viventi che colonizzano ognuno di questi ambienti rupestri. Anche la distribuzione spaziale delle pareti rocciose ha la sua importanza: quasi onnipresenti nelle vallate alpine, sono molto meno frequenti nel Giura e diventano molto rare sull’Altipiano.

Nidificanti specializzati

Dal punto di vista dell’avifauna, le pareti rocciose possono servire da territorio di caccia per specie altamente specializzate, come il Picchio muraiolo, ma offrono soprattutto siti di nidificazione sicuri: sono infatti rari i predatori terrestri in grado di avventurarvisi. Le interazioni conflittuali e i casi di predazione di adulti o di nidi sono invece frequenti fra nidificanti di una stessa parete rocciosa, come nel caso del trio formato da Gufo reale, Falco pellegrino e Corvo imperiale. Quest’ultimo approfitterà di un’assenza degli adulti dovuta a un disturbo per prelevare giovani o uova delle altre due specie, mentre la presenza del Gufo reale quale vicino rappresenta una minaccia diretta per il Falco pellegrino e il Corvo imperiale.

Con il tempo, alcune specie delle pareti rocciose si sono adattate a siti artificiali che ne riproducono le condizioni naturali, come ad esempio porticati coperti, ponti, campanili o edifici. Questo gruppo comprende rapaci (Gheppio e Falco pellegrino, Gufo reale), alcuni Corvidi (Corvo imperiale, Taccola, Gracchio alpino) come pure Rondini e Rondoni. Alcune specie, come la Rondine montana, si trovano ancora in fase di colonizzazione degli edifici, mentre altre, come il Balestruccio, hanno già concluso questo processo, al punto da essere ormai rare nelle pareti rocciose e comuni nelle zone abitate. L’Aquila reale, il Corvo imperiale, la Taccola e più raramente il Rondone comune possono installarsi anche negli alberi. Al contrario, molte specie boschive come l’Allocco, diverse specie di cince o la Colombella, si insediano anche in nicchie e cavità delle pareti rocciose.

In Svizzera, tra i nidificanti tipici degli ambienti rupestri si annove­rano una ventina di specie, presenti dalla pianura al piano alpino. Nella maggior parte dei casi le popolazioni godono di buona salute ma vi sono eccezioni. La situazione del Gufo reale risulta ad esempio instabile e assai variabile a seconda delle regioni. Allo stesso modo, dopo un lungo periodo di crescita, gli effettivi del Falco pellegrino mostrano segni di stagnazione o addirittura declino. Questi ultimi due casi ci ricordano che le questioni relative alla protezione delle specie rupestri rimangono un problema di attualità.

La superficie delle pareti rocciose (definite qui come superfici rocciose con pendenza > 60 °) differisce a seconda delle regioni (cfr. cartina per i colori). Rispetto alle Alpi, sul grafico il Giura e l’Altipiano non sono quasi rappresentati. Si nota, ad esempio, che in Svizzera le pareti rocciose tra 800 e 1000 m si trovano soprattutto nelle Alpi settentrionali e meridionali. La distribuzione altitudinale di cinque specie rupestri è rappresentata in nero, il puntino indica la mediana. 

Impatto delle attività umane

Da sempre protetti dai predatori terrestri, a partire dall’ultima parte del 20 ° secolo i nidificanti delle pareti rocciose si sono visti confrontati a un uso sempre più intensivo dei loro siti di nidificazione a fini ricreativi. Lo sviluppo dapprima dell’arrampicata e delle vie ferrate e in seguito di sport estremi quali il base jumping, rappresenta una nuova fonte di disturbo nei siti finora risparmiati. Questa pressione viene esercitata su specie a volte già rese fragili da altre cause di mortalità dovute all’uomo, come collisioni, elettrocuzioni o ancora avvelenamenti. L’ambiente scenografico delle pareti rocciose attira anche gli spettacoli «suoni e luci», che possono condurre all’abbandono del sito da parte dei nidificanti. Le interazioni tra le attività dell’uomo e l’avifauna sono particolarmente marcate nel contesto artificiale delle circa 200 cave presenti nel nostro Paese. Una volta esaurito il loro sfruttamento, questi ambienti secondari vengono spesso colmatati, lasciando un vuoto per l’avifauna specializzata che vi si era insediata. In questi casi è necessario creare pareti sostitutive che garantiscano un’offerta adeguata.

Misure di protezione idonee

Fortunatamente, nella maggior parte dei casi una coabitazione tra avifauna delle pareti rocciose e attività umane è possibile. Una conoscenza approfondita dei siti di nidificazione delle specie sensibili o prioritarie, quali il Gufo reale o il Falco pellegrino, permette di agire in modo proattivo, proponendo misure di protezione adatte al contesto locale. Per proteggere in maniera durevole gli uccelli delle pareti rocciose è di fondamentale importanza coinvolgere gli organismi che rappresentano i vari utilizzatori, integrandoli come partner nella ricerca di soluzioni. Questo approccio garantisce una migliore accettazione di eventuali limitazioni d’accesso spaziali o temporali, permettendo contemporaneamente di beneficiare di importanti collegamenti sul territorio.

Conflitto o coabitazione? Emblema delle pareti rocciose, il Picchio muraiolo è una specie ben nota agli amanti dell’arrampicata. Questa femmina con cibo per i suoi piccoli si è posata accanto a un chiodo a espansione che serve agli scalatori per assicurarsi. 

© Célestin Luisier

Testo: Jean-Nicolas Pradervand & Emmanuel Revaz


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