Tempi d’oro per i rapaci diurni e notturni?
Per secoli i rapaci diurni e notturni sono stati perseguitati. A partire dal 1926, la maggior parte delle specie era protetta ma, soprattutto negli anni ‘60 e ‘70, i veleni ambientali hanno dato del filo da torcere alle popolazioni ancora in lenta ripresa. Grazie a diverse misure di protezione, da allora vi è stata un’incoraggiante ripresa ma alcuni pericoli sono tuttora presenti.
Per secoli, i rapaci diurni e notturni hanno subito una persecuzione diretta da parte dell’uomo. Sull’arco alpino l’ultimo Gipeto è stato abbattuto nel 1913, mentre l’ultima nidificazione di Falco pescatore in Svizzera ha avuto luogo nel 1911. Nibbio reale e Gufo reale stavano per estinguersi, mentre anche l’Aquila reale era stata fortemente decimata. Malgrado il divieto di caccia in vigore per diverse specie già dal 1926, la ripresa degli effettivi di molti rapaci diurni e notturni è stata lenta. Aquila reale, Lodolaio e Falco pellegrino sono protetti solo dal 1953, Astore e Sparviere addirittura solo dal 1963.
Pesticidi fatali
Oltre alla persecuzione illegale, che sporadicamente si verifica ancora oggi, la minaccia veniva anche dall’uso di diversi pesticidi come il DDT, utilizzato su vasta scala dal 1940. Questa sostanza si accumula al vertice della piramide alimentare e aveva quindi colpito in maniera particolare i rapaci, rendendo fragili i gusci delle loro uova: nel 1971 in Svizzera, al di fuori dell’arco alpino aveva ancora nidificato con successo una sola coppia di Falco pellegrino. Dopo che, negli anni ‘70, nella maggior parte dei Paesi occidentali gli idrocarburi clorati persistenti (tra cui DDT e PCB) sono stati vietati, gli effettivi delle specie colpite si sono gradualmente ripresi. Tuttavia anche in seguito, fino agli anni ‘90, nelle zone a campicoltura i carbofurani, vietati in Svizzera solo dal 2013, hanno causato regolarmente avvelenamenti di poiane, nibbi reali e nibbi bruni. Non sono però stati solo gli effetti, sconosciuti in passato, in seguito all’uso di questi veleni ambientali ad avere drastiche conseguenze ma anche la decimazione intenzionale degli insetti. La riduzione delle basi alimentari colpisce diverse specie: quale ultimo anello della catena quindi anche i rapaci diurni e notturni, dato che cacciano insetti loro stessi oppure predano insettivori come il toporagno.
In molti Paesi europei i rapaci diurni e notturni sono stati protetti solo negli anni ‘70. Fino ad allora anche i nostri rapaci migratori erano quindi esposti a una persecuzione diretta. Altri effetti dovuti all’uomo hanno invece avuto un influsso positivo su determinati rapaci: sembra che l’intensificazione nella gestione dei prati, con sfalci frequenti durante l’anno, favorisca le specie di rapaci poco specializzate (ad es. Nibbio reale, Nibbio bruno, Poiana). Misure di protezione mirate hanno favorito altre specie di rapaci diurni e notturni: per il Gheppio, il Barbagianni, l’Assiolo e la Civetta vengono rivitalizzati spazi vitali e creati ulteriori siti di nidificazione. Negli ultimi anni, il riscaldamento climatico, con mesi primaverili ed estivi sempre più caldi, sembra favorire specie mediterranee come il Biancone e l’Assiolo.
Oggi quasi tutte le specie di rapaci diurni e notturni presentano di nuovo effettivi relativamente elevati – in singoli casi, come per il Nibbio reale, presumibilmente perfino i più elevati mai raggiunti.
Lacune nelle conoscenze e attuali minacce
Malgrado diversi monitoraggi, vi sono ancora lacune nella conoscenza dello sviluppo degli effettivi, in particolare per Astore e Falco pecchiaiolo, schivi abitanti dei boschi. Ancora almeno fino alla metà degli anni ’90, pesticidi difficilmente degradabili hanno probabilmente avuto effetti negativi sul tasso di riproduzione dello Sparviere. Non si sa se questi effetti influiscano anche sull’attuale successo riproduttivo dei nostri rapaci. Le nostre conoscenze riguardo ai tre rapaci notturni boschivi che nidificano in cavità (Civetta capogrosso, Civetta nana e Allocco) provengono da regioni dove alcuni impegnati volontari installano e controllano nidi artificiali. Riguardo agli effettivi e al loro sviluppo in boschi senza nidi artificiali sappiamo troppo poco. Infine, disponiamo ancora di pochi dati riguardo alla mortalità dovuta a infrastrutture e mezzi di trasporto.
Anche se, in Svizzera, la maggior parte dei rapaci diurni e notturni mostra un trend positivo, vi sono anche specie con effettivi in calo. Casi particolarmente critici sono il Falco pellegrino (una delle cause è la persecuzione illegale) e, regionalmente, anche il Gufo reale (elettrocuzione su piloni a media tensione e linee ferroviarie, collisioni e incidenti stradali). Ma, malgrado un inizio di ripresa degli effettivi, anche la Civetta che, sulle superfici agricole intensive, riesce a stento a trovare abbastanza cibo per i suoi piccoli.
La maggior parte dei rapaci diurni e alcune specie di rapaci notturni sono longevi, raggiungono tardi la maturità sessuale e presentano un basso tasso di riproduzione. Per questo, persino un insignificante aumento della mortalità può compromettere lo sviluppo delle popolazioni. Le attuali minacce sono la perdita dell’habitat, l’aumento dei disturbi, elettrocuzioni su pali della luce, collisioni con linee elettriche, con il traffico stradale e ferroviario, così come con lastre di vetro, avvelenamenti da altri pesticidi, intossicazioni da piombo nei consumatori di carogne, dovute a residui di munizioni negli animali abbattuti, come pure la persecuzione diretta illegale.
Accanto alla perdita diretta dell’habitat, dovuta allo sviluppo urbano, per le specie delle zone agricole (come Civetta e Barbagianni) la gestione intensiva porta a carenze di cibo. Le covate di diverse specie sono sempre più compromesse dalle attività del tempo libero (ad es. arrampicata, parapendio, fotografia ai nidi). Nei luoghi ad alto potenziale di conflitto, l’aumento dello sfruttamento dell’energia eolica porterà in futuro a perdite di uccelli nidificanti. Per il Nibbio reale e la Poiana si ritiene che, in singole regioni della Germania, l’utilizzo dell’energia eolica porti già oggi a una diminuzione degli effettivi. A causa di collisioni con impianti eolici nei quartieri meridionali di migrazione e svernamento, il problema concerne tuttavia anche gli uccelli migratori.
Necessità di un’azione concreta
Diversi pericoli sono difficili da «cogliere». Da noi si tratta dell’uso intensivo del territorio, dell’elevato impiego di concimi e pesticidi, della densa rete di sentieri, ecc. I problemi diventano ancora più complessi se si tratta di specie migratorie: spaziano dalla persecuzione diretta a periodi di siccità, fino alla deforestazione delle foreste pluviali. In Svizzera, il risanamento dei pericolosi piloni elettrici, urgente da tempo, potrebbe invece essere direttamente realizzato. Per sensibili nidificanti nelle rocce sarebbe inoltre possibile anche una migliore protezione dei luoghi di nidificazione. Lo sfruttamento dei boschi dovrebbe avvenire solo al di fuori del periodo di nidificazione (da settembre a febbraio). Per proteggere i rapaci in migrazione, importanti corridoi come passi e creste, dovrebbero rimanere liberi da infrastrutture. Sarebbe inoltre auspicabile un monitoraggio degli effettivi e del successo riproduttivo, in particolare degli abitanti dei boschi difficili da osservare.
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