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Uno specialista del freddo in un mondo che si riscalda

Dicembre 2021

A causa del clima, l’habitat del Fringuello alpino sta cambiando notevolmente. Quali sono le conseguenze per questo specialista del freddo? La Stazione ornitologica di Sempach studia come il Fringuello alpino reagisce ai cambiamenti climatici.

In alta montagna, il clima è caratterizzato da condizioni ambientali estreme come basse temperature e brevi stagioni vegetative. Queste condizioni difficili, così come gli imprevedibili cambi repentini della situazione meteorologica, richiedono particolari adattamenti da parte delle specie alpine. Il Fringuello alpino è uno di questi specialisti, che abita tutto l’anno le quote più elevate. Rispetto alla Passera europea, è più pesante e più grande, il che rende il rapporto tra la sua superficie corporea e il suo volume più favorevole alla termoregolazione. Il Fringuello alpino trascorre le notti gelide in profonde fessure delle rocce protette dal freddo e dall’umidità, che difende dai conspecifici. Anche per nidificare sceglie principalmente cavità rocciose protette dal vento, ma si riproduce anche in strutture artificiali come nicchie di edifici, piloni degli impianti di risalita e cassette nido.

Effettivi in diminuzione

Per quanto lo sviluppo delle popolazioni sia noto, gli effettivi di Fringuello alpino sono in declino in gran parte dell’areale di distribuzione. Dal 1990, in Svizzera gli effettivi sono diminuiti del 20-30 %, anche se ogni anno si osservano grandi fluttuazioni. Ciò è tanto più preoccupante in quanto la Svizzera ospita almeno il 15 % della popolazione europea di Fringuello alpino e ha quindi un’elevata responsabilità internazionale per la conservazione della specie. Le diminuzioni di effettivi si registrano soprattutto alle quote inferiori. Insieme a ricercatori provenienti da Spagna, Francia, Italia e Austria, la Stazione ornitologica svizzera sta quindi studiando fino a che punto il Fringuello alpino possa adattarsi alle mutevoli condizioni ambientali in alta montagna.

A questo scopo, abbiamo combinato i dati sul manto nevoso dell’Istituto svizzero per lo studio della neve e delle valanghe SLF con osservazioni di fringuelli alpini il cui comportamento indicava una nidificazione segnalate tramite ornitho.ch. Da questi dati è stato possibile calcolare le date di schiusa delle uova. Nell’areale di distribuzione del Fringuello alpino, negli ultimi vent’anni lo scioglimento della neve a quote più basse è avvenuto in media due settimane prima, mentre la data media della schiusa è rimasta invariata. Sebbene i fringuelli alpini adulti si nutrano di grani, la loro prole è nutrita principalmente con insetti e le loro larve, raccolti soprattutto lungo i bordi dei nevai, beneficiando quindi della sincronizzazione tra periodo di nidificazione e scioglimento della neve. Il cambiamento delle condizioni della neve determinato dal clima ha quindi un influsso negativo diretto sul successo riproduttivo. Non è ancora chiaro perché a quote più basse il Fringuello alpino non abbia adattato il suo comportamento riproduttivo allo spostamento temporale dello scioglimento della neve. Nella sua tesi di master, Carole Niffenegger è stata in grado di dimostrare che i Fringuelli alpini costruiscono il loro nido di preferenza vicino ai bordi dei nevai e, nella prima metà del periodo riproduttivo, preferiscono cavità di nidificazione esposte al sole del mattino. È quindi utile offrire nidi artificiali lungo un gradiente altitudinale, in modo che, nel corso della stagione riproduttiva, siano disponibili siti di nidificazione idonei vicino ai bordi dei nevai.

Estati secche e malattie come fattori importanti

Condizioni meteorologiche e clima influenzano tuttavia il Fringuello alpino anche in estate: l’analisi di dati di inanellamento provenienti dall’Abruzzo (Italia) ha dimostrato che nei mesi estivi caldo e siccità influenzano molto più fortemente la sopravvivenza delle femmine rispetto a quella dei maschi. Questi risultati potrebbero indicare che in estati calde e secche le femmine, ma non i maschi, utilizzano una quantità di energia superiore alla media per nidificare. Le estati secche potrebbero inoltre ridurre l’offerta di semi, portando a una maggiore competizione alimentare. A causa delle loro dimensioni inferiori, le femmine sarebbero quindi probabilmente svantaggiate rispetto ai maschi. Inoltre, l’effetto di tutti questi fattori sulle femmine può essere così importante da portare a un differente tasso di sopravvivenza dei due sessi in inverno. Per comprendere l’influsso specifico delle condizioni meteorologiche sulla sopravvivenza dei due sessi, stiamo attualmente studiando in che modo il foraggiamento dei piccoli da parte di femmine e maschi sia influenzato dalle condizioni ambientali. Inoltre, nella sua tesi di master Anne-Cathérine Gutzwiller si occupa della competizione tra maschi e femmine alle mangiatoie in inverno.

Oltre alla mutata situazione della neve durante il periodo riproduttivo, le malattie rappresentano un ulteriore potenziale pericolo. Negli inverni 2017/2018 e 2018/2019, abbiamo ricevuto segnalazioni di fringuelli alpini malati e morti. Per identificare gli agenti patogeni, quattro individui morti sono stati sottoposti a esami patologici. In tre uccelli, la causa della morte erano salmonelle, mentre in un uccello è stata riscontrata un’infestazione da Trichomonas gallinae, un parassita che colpisce il tratto digestivo superiore in diverse specie. Questo è il primo caso documentato di una tricomoniasi nel Fringuello alpino. Utilizzando metodi genetici, siamo stati in grado di dimostrare che il ceppo di Trichomonas trovato appartiene allo stesso gruppo genetico di quello che ha portato a grandi crolli di effettivi nei verdoni in tutta Europa. In considerazione del declino delle popolazioni di Fringuello alpino, questa scoperta deve essere presa sul serio.

Sia le salmonelle, sia le Trichomonas possono essere trasmesse alla mangiatoia. Negli ultimi due inverni, abbiamo quindi visitato regolarmente mangiatoie di Fringuello alpino per raccogliere campioni di feci e di saliva per testare la presenza di salmonella e Trichomonas. Allo stesso tempo, abbiamo informato i privati sul rischio di trasmissione di malattie alla mangiatoia, sensibilizzandoli riguardo a misure igieniche, in modo che durante il foraggiamento non sia ulteriormente favorita la trasmissione di malattie tra gli uccelli. Fortunatamente, tutti i campioni degli ultimi due inverni sono risultati negativi e non ci sono più state segnalazioni di fringuelli alpini malati e morti. Malgrado ciò, continuiamo a monitorare la situazione per poter reagire rapidamente in caso di un nuovo focolaio, al fine di contenere la trasmissione.

Domande aperte e un obiettivo chiaro

Gli studi effettuati finora dimostrano che la posizione del nido e la sua distanza dai bordi dei nevai sono importanti per il successo riproduttivo del Fringuello alpino. Il modo in cui la posizione del nido e il successo riproduttivo sono correlati non è tuttavia ancora quantificato. Non è nemmeno chiaro come il diverso sforzo dei due sessi nell’allevamento dei piccoli, la competizione per il cibo in inverno e le malattie interagiscano e in che misura influenzino la sopravvivenza. E per finire: quali parametri demografici sono decisivi per l’andamento degli effettivi e può il Fringuello alpino adattarsi alle mutevoli condizioni della neve? Sono queste le domande che stiamo affrontando nella nostra attuale ricerca. La marcatura di individui con anelli colorati e le segnalazioni di tali individui ci forniscono preziose informazioni sugli spostamenti e i tassi di sopravvivenza. Oltre a informazioni più precise sui luoghi di soggiorno e sulla posizione delle cavità-dormitorio, i geolocalizzatori ci forniranno indicazioni anche sull’attività. Utilizzeremo inoltre metodi genetici per misurare lo scambio tra diverse popolazioni alpine e quelle di altri sistemi montuosi. Infine, vogliamo capire come sta cambiando la popolazione di Fringuello alpino nel suo ambiente in rapida evoluzione e chiarire cosa deve essere fatto per stabilizzare i suoi effettivi nelle Alpi.