Nel campo della conservazione, i successi vanno di pari passo con gli insuccessi. Il fallimento dell’operazione di salvataggio degli ultimi ortolani del Cantone ne è un esempio. Di fronte al crollo del numero dei maschi in canto, erano state intraprese misure straordinarie, sulla base degli studi disponibili, per salvaguardare l’ultimo nucleo di popolazione: semina di avena, pascolo delle capre, diradamenti forestali e incendi controllati. Purtroppo, questo grande impegno non è stato sufficiente a fermare il declino e quindi la scomparsa degli ultimi uccelli in canto.
Uno sguardo retrospettivo a 25 anni di azione per l’avifauna vallesana ci fornisce lezioni preziose. In un ambiente in continua evoluzione, nulla è mai perso o dato per scontato. All’inizio del secolo, quando il numero di assioli era ai minimi storici nelle loro ultime roccaforti, pochi avrebbero scommesso su effettivi cantonali di 75 territori nel 2025. Oltre alla creazione di strisce erbose ricche di insetti, il cambiamento climatico avvantaggia questo piccolo gufo termofilo. Dal canto suo, l’Upupa è favorita dalle 600 cassette nido installate per lei, ma la sua sopravvivenza rimane dipendente dal destino riservato al suo habitat in una piana del Rodano che perde 80 ettari di terreno agricolo all’anno sotto la pressione dell’urbanizzazione.
Non si può mai tornare indietro e le sfide sono davanti a noi. Nel prossimo quarto di secolo il paesaggio vallesano sarà caratterizzato da grandi cantieri, come la terza correzione del Rodano o l’ammodernamento dei vigneti. L’Antenna vallesana della Stazione ornitologica deve continuare la sua missione di sentinella, per non perdere né i rischi, né le opportunità per gli uccelli e la biodiversità, restando sempre in ascolto di ciò che succede sul campo, e in connessione con gli attori e i decisori che plasmano il territorio e i suoi spazi vitali.