Nelle zone agricole, per molte specie animali e vegetali le SPB sono habitat indispensabili. Ad esempio, Averla piccola e Zigolo giallo preferiscono siepi con un’alta percentuale di cespugli spinosi e un bordo erbaceo gestito in maniera estensiva, mentre lo Stiaccino dipende da prati estensivi ricchi di insetti e falciati tardivamente e Strillozzo e Saltimpalo sono presenti dove ci sono sufficienti terreni incolti e orli.
Le dimensioni dell’habitat da sole non sono tuttavia sufficienti: anche la qualità deve essere adeguata. La base per la definizione di «di qualità elevata» è il tipo di SPB e la qualità della superficie, che comprende composizione floristica, diversità di strutture e posizione nel paesaggio. Aspetti centrali nella valutazione della SPB sono la sua natura perenne così come la gestione e la cura. In linea di principio, su queste superfici si evita la trinciatura e si riduce al minimo il passaggio con veicoli. Per molte specie è inoltre fondamentale in che momento, con che frequenza e con quali macchinari avviene un utilizzo o uno sfalcio. Gli elementi perenni sono più preziosi perché, ad esempio, possono fornire a molte specie animali e vegetali un luogo di svernamento.
Nel definire gli habitat di qualità elevata, la Stazione ornitologica si è limitata esclusivamente alla superficie agricola utile, tenendo conto dei tipi di colture e dei livelli di qualità secondo l’Ordinanza sui pagamenti diretti. Sono considerate SPB «di qualità elevata» quelle di livello di qualità II, SPB perenni nei seminativi, superfici in inventari di biotopi o zone di protezione della natura, nonché superfici che nel luogo in cui si trovano contribuiscono in modo dimostrabile e significativo alla promozione di specie bersaglio o di specie prioritarie a livello nazionale. Può trattarsi, ad esempio, di prati di livello di qualità I in zona di montagna che si trovano in aree prioritarie per la conservazione di nidificanti nei prati.